Cos’è l’architettura sostenibile
Quando ci imbattiamo in una casa costruita con materiali presenti in loco, che si inserisce nell’ambiente circostante in modo armonico e che tiene conto dei consumi energetici e dell’impatto ambientale dell’edificio, siamo di fronte ad un esempio di architettura sostenibile. Se proprio vogliamo darne una definizione, possiamo pensare all’architettura sostenibile, come ad una vera e propria filosofia costruttiva, frutto di un diverso modo di concepire gli edifici: un’abitazione, una fabbrica o un palazzo non devono essere solo funzionali e duraturi, ma garantire anche una sostenibilità energetica ed ecologica nel tempo.
A volte, sentendo parlare di bio-architettura o, con voce inglese, green building, si ha subito la tentazione di pensare ad una delle tante discipline moderne, quasi una “eco-moda”; in realtà la stragrande maggioranza delle costruzioni, fino al diciannovesimo secolo, erano perfetti esempi di bio-architettura.
Se vi è capitato di visitare le antiche domus romane o le ville padronali, qualunque guida vi avrà detto che queste venivano costruite tenendo conto delle posizione al sole: le si posizionava cioè in modo da ricevere la maggior quantità possibile di luce e calore possibile durante i freddi e bui giorni invernali e, che contemporaneamente si cerca di di evitare che fossero esposte alla calura eccessiva durante le afose giornate estive.
I materiali venivano spostati a forza di braccia o, tuttalpiù, su carri, quindi era ovvio reperirli il più vicino possibile. Al di là degli eccessi di fontane, giochi d’acqua e di luce realizzati nelle residenze per impressionare gli ospiti, i principi di base delle costruzioni erano gli stessi dell’architettura sostenibile e apparivano così ovvi da non aver neppure bisogno di un nome che li definisse. È solo alla fine del diciannovesimo secolo, e soprattutto nel corso del ‘9oo, che si è iniziato a costruire pensando solo alle esigenze momentanee, alla riduzione dei costi e ci si è disinteressati di tutti quegli aspetti che avevano guidato per secoli architetti, e mastri costruttori. L’illusione di avere a disposizione risorse infinite ed i tanti progressi tecnologici ci hanno permesso di edificare come se tutto fosse possibile e concesso.
Risparmio energetico e architettura sostenibile
L’architettura sostenibile è semplicemente la ripresa di tutti quegli antichi saprei, archiviati per quasi un secolo, che vengono riscoperti e ripensati per integrarsi con la modernità.
Ai giorni nostri, costruire un edificio architettonicamente sostenibile significa, per prima cosa, progettare una struttura che sia abitabile e confortevole e, contemporaneamente, non richieda un eccessivo consumo energetico.
La coibentazione dell’edificio con materiali isolanti, è sicuramente un primo passo per creare un edificio ecosostenibile: l’isolamento termico è il primo passo per evitare sprechi e godersi un clima caldo d’inverno e fresco d’estate. Può sembrare un’esagerazione, una facezia che inciderà in modo marginale sui consumi, in realtà non è così. Per rendersi conto della grande importanza, anche economica, dell’isolamento termico vi basterà parlare con qualcuno che abita in città davvero fredde.
In Valle Aurina, ad esempio, una piccola località altoatesina, le case sono realizzate con tale attenzione all’isolamento energetico che molti degli abitanti raccontano di non dovere accendere i riscaldamenti se non quando fa veramente freddo, tra dicembre e gennaio. La forza di questa affermazione è devastante se si pensa che le temperature, per quel periodo dell’anno, oscillano tra -8° e 0°. I volumi compatti delle abitazioni, isolate e munite di doppi vetri, sono facili da riscaldare e l’esposizione al sole diminuisce notevolmente la necessità di ricorrere alla luce artificiale.